Anna By

Riflessioni dopo l’evento di lancio di Let’s cook italian


E poi arriva la presentazione

Scrivere un libro è un’esperienza entusiasmante.
Mentre lo fai, pensi a quando le persone ti leggeranno e ti trovi a sorridere da sola, davanti allo schermo, soprattutto quando citi un episodio o un’esperienza che sai che qualcuno potrà cogliere e ritrovarcisi.
Quando pubblichi un libro come Let’s cook italian, e racconti la storia gastronomica della tua famiglia, ti aspetti che quando le persone lo leggeranno ti chiameranno e riderete insieme di quel passaggio o di quel riferimento.

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Poi ad un certo punto chiudi il file, lo salvi con il nome che termina in ‘DEF’ maiuscolo (non so voi, ma io uso questo sistema per identificare i file chiusi davvero, a differenza delle versioni precedenti che possono essere def, quasidef, semidef, tutto minuscolo. Sì, sono pazza, lo so).

Da lì in poi, il libro è nel regno di nessuno. O meglio è tra te e l’editor, nel mio caso tra me, l’agente, l’editor e la traduttrice, e passa mille volte di mano, e quando torna a te è modificato o parzialmente impaginato, ma tu non sei più parte del gioco, e la tua vita prosegue, e tu quasi te ne dimentichi perché per te quel lavoro è chiuso. E’ un file DEF.

Poi parte la fase delle bozze, e lo rileggi e ti chiedi ‘Ma dai, l’ho veramente scritto io?’. E a quel punto, fatte le ultime modifiche e le ultime liti furibonde per convincere l’agente che proprio no, non puoi accettare che debbano sacrificare la tua ricetta preferita per lasciarne una che piace solo a loro, e che no, quel passaggio non possono cambiarlo come pare a loro perché tu ci avevi messo dentro tutta la storia di quella bambina col vestito a quadretti a casa della nonna quella grande con il giardino.

Poi, il buco nero. Il libro scompare dal tuo raggio d’azione e tu non lo vedi e non lo senti più. Per mesi. Nel mio caso, quattro e lunghissimi.
Quando ricompare, sottoforma di pacco FedX in diretta dagli USA, ormai tu ne stai scrivendo un altro, hai cambiato mille attività e ti sei dedicata a mille progetti e quel testo, quelle ricette, fanno parte di un passato remoto.
Lo sfogli e pensi: che carino questo libro, quanto tempo è passato. Ciao.

Poi arriva il giorno della presentazione. E quel libro riprende magicamente vita, e da file DEF diventa di nuovo parte della tua giornata, dei tuoi pensieri, del tuo quotidiano.
Ed è bellissimo, perché gli altri lo scoprono in quel momento, lo sfogliano e finalmente tu ti senti rivolgere quei pensieri che avevi immaginato mentre lo stavi scrivendo. E ti rispunta quel sorriso di quel giorno, davanti allo schermo.
E pensi che scrivere è il più bel mestiere del mondo, e che vorresti fare solo quello nella vita.

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GRAZIE a Tommaso, per un’introduzione che mi ha davvero commossa, a tutti quelli che c’erano, a quelli che ci hanno seguiti sui social network e a quelli che hanno voluto partecipare in una maniera speciale, mettendoci il loro tempo e la loro professionalità, perché fosse la serata speciale che ho sempre desiderato.

Quelli che ci sono sempre. E che sempre capiscono prima di me quello che vorrei succedesse. E poi succede, ed è solo grazie a loro.
L’inossidabile Alfio, Sibilla che sta dietro le quinte, la tecnologica Manu, le mie milanesi-francesi preferite Axelle e Véro, la colonna portante Vanessa, e l’instancabile e multitasking Ezio, che mentre accoglie la stampa piazza i cupcakes sul vassoio e mentre scatta foto e posta sui social network sposta i succhi dal frigo.

Un grazie speciale a:
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Anna
Anna
About me

Anna Prandoni, giornalista e scrittrice, si occupa da oltre quindici anni di enogastronomia, con particolare attenzione alla storia dell’alimentazione e alla sua influenza sulla cultura e sulla società italiane. www.annaprandoni.it

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