Fabio Zago By

II “dressing”


Il dressing è un vocabolo anglosassone che possiamo tradurre come condimento.

Più correttamente le definiamo salse fredde per emulsione.

Le salse fredde, nella cucina francese classifica, codificata a partire dall’Ottocento, sono sostanzialmente quelle che si preparano mescolando con molta energia, cioè emulsionando, un grasso, quindi olio, con un liquido aromatico e acido, come ad esempio il succo di limone, e in questo caso si ottiene la cosiddetta “citronette”, oppure con aceto e in questo caso si chiama “vinaigrette”.

CItronette da citron cioè limone, e viaigrette da vinaigre e cioè aceto.

Un tocco di sale per donare sapidità e pepe a piacere.

In sostanza un mix equilbrato di dolcezza, acidità, sapidità in un composto grasso e suadente.

A partire da questa base, abbiamo creato tutta una serie di varianti infinite.

I francesi partono da un olio neutro e di qualità approssimativa, mentre noi italiani preferiamo dell’eccellente olio extravergine italiano, più o meno fruttato ( a livello commerciale si usa dire profumato o delicato o altri vocaboli simili).

I francesi usano spesso aggiungere senape, persino yogurt o panna, mentre noi italiani preferiamo profumare questo condimento con erbe aromatiche come il prezzemolo, il rosmarino , il timo, il peperoncino, rendendola piccante e, come noto, spesso esagerando, con aglio tritato.

Per quanto riguarda l’aceto sono ben accetti tutti quelli che si preferiscono, quello di vino bianco o rosso, o l’aceto di bacche e persino l’aceto balsamico (non quello tradizionale ovviamente, che è aceto solo di nome).

In parallelo i francesi preparano delle salse fredde simili, impiegando il tuorlo d’uovo crudo, un potente “legante” poiché ricco di lecitina, proteina capace di stabilizzare l’olio e il liquido e da questo uso dipende la densità e la stabilità della salsa maionese e di tutte le salse che derivano da essa, come ad esempio la salsa cocktail, mentre i nostri “dressing” tendono in poco tempo a separarsi negli ingredienti più pesanti, il liquido e i profumi, che precipitano sul fondo, mentre l’olio più leggero si ritrova in superficie. Non è grave; è sufficiente mescolare con energia e il dressing si emulsiona nuovamente.

Nella cucina più moderna al posto dei tuorli d’uovo crudi molti chef preparano queste emulsioni con lecitina di soia che lega del buon olio e del succo filtrato di verdura.

In questo modo il dressing può essere più corposo, più leggero e digeribile, più profumato e colorato, più sicuro dal punto di vista igienico.

Preparare il condimento con un frullatore a immersione consente di realizzare una perfetta emulsione senza fatica mentre facendolo a mano, con l’aiuto di una frusta, bisogna aggiungere l’olio poco alla volta al succo di limone o all’aceto già mescolato con gli ingredienti che ci piacciono e che caratterizzano il nostro dressing.

Con i dressing condiamo insalate di verdure crude o cotte, insalate di riso o pasta, carni o pesce cotti alla brace o al vapore, ecc.

Io consiglio di limitare l’uso dell’ingrediente acido per non rendere la salsa troppo aggressiva; il rapporto medio che suggerisco è di cinque parti di olio e una di succo di limone.

Fabio Zago
Fabio Zago
About me

Fabio Zago, docente dell’Accademia Gualtiero Marchesi, è il consuente gastronomico di unaricettalgiorno. Presta la sua consulenza gastronomica per riviste di settore ed è consulente gastronomico per numerose aziende agroalimentari. E’ autore di testi scolastici adottati in diversi Istituti Alberghieri italiani e di numerosi libri di cucina per il grande pubblico: “Rapida Mente buoni”, “La cucina wok”, “Mousse paté e terrine”, “I sapori della cucina tex mex”, “I sapori della cucina araba”, “Cucina ok a basso prezzo”, “La buona cucina vegetariana”, “Il piatto in un bicchiere”. E’ autore e curatore di una collana di cucina dietetica: “La buona cucina in gravidanza”, “La buona cucina disintossicante”, “La buona cucina senza latte”, “La buona cucina con le fibre”. Già durante gli anni di formazione all’Istituto Alberghiero ha iniziato a viaggiare per il mondo alla scoperta di realtà gastronomiche e culturali diverse dalla sua. Gli Stati Uniti, Londra e Parigi sono state le tappe fondamentali della sua crescita e gli hanno lasciato un’impronta cosmopolita, ma al contempo hanno radicato in lui la convinzione che quella mediterranea è la miglior cucina possibile. E’ stato Direttore Didattico della Scuola de La Cucina Italiana per oltre 20 anni. Ha lavorato presso prestigiose realtà nel mondo, fra cui: Hotel Excelsior, Cras Montana (CH) Centro enogastronomico Altopalato, Milano Excelsior restaurant, Beverly Hills, California (USA) Café Royal restaurant, Londra (UK) Forte Hotel Village, S.ta Mangherita di Pula La Cucina Italiana web e carta Oltre ad aiutarci in cucina e a suggerirci ricette, firma i suoi spigolosi post sul blog

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