Champagne, mon amour. Consapevolmente.
Tutto quello che avreste voluto sapere sullo Champagne e non avete mai osato chiedere. O forse, più semplicemente, non sapevate di voler sapere!
Primo: non uccidere.
Sapete quante atmosfere ci sono in una bottiglia di champagne? Sei. Nei vostri pneumatici ce ne sono poco più di due. Ergo, quando stappate per le feste, fate attenzione!
La tecnica è immediata, se qualcuno vi spiega come fare.
Dopo aver tolto il copricapsula, tenete il pollice sulla gabbietta e allentatela. Sfilatela, tornando al più presto con il pollice ben saldo sul tappo e la mano al collo della bottiglia.
A questo punto, fate esattamente il contrario di come avete sempre pensato: ruotate la bottiglia, dal fondo, e tenete fermo il tappo. Si fa molto prima, si ha maggior controllo. E si appare subito sommelier sgamati. Per servirlo, invece, provate a tenere la bottiglia dal fondo, con il braccio ben accostato al corpo. Vero che si fatica la metà?
Secondo: siate curiosi
Lo champagne (come tutti i vini, in realtà) è vivo, anche se chiuso in bottiglia. Quando lo stappate lui ha un sacco di cose da raccontarvi, se avete voglia di ascoltarlo.
Quindi investite un po’ di tempo ad osservarne il colore, a sentire i suoi profumi, e anche – ebbene sì – ad ascoltare il perlage accostandolo all’orecchio, prima di far sprigionare in bocca tutto il suo sapore.
Questi passaggi, a parte farvi subito entrare nel novero degli esperti, conquisteranno qualsiasi persona vorrete avere accanto per Natale. Tesoro, senti come frizzano le bollicine?
Se guardarlo è facile, annusarlo lo è meno. Dopo averlo leggermente smosso con piccole rotazioni alla base, evitando l’orrido ‘effetto centrifuga’, il naso va messo ben dentro al bicchiere (è per questo che è meglio se non usate le flute!) ma con la parte alta che sfiora la parte superiore del bicchiere. Altrimenti è fisicamente impossibile sentire gli aromi. Da qui in poi, è tutta esperienza e allenamento. Un’ottima scusa per berne un altro e un altro ancora.
Terzo: fatevi una cultura
Lo champagne è universalmente riconosciuto come il vino più celebre e amato al mondo. È solo marketing? Noi pensiamo di no.
Lo champagne è magia, storytelling, mito, ma anche concretezza di una regione del mondo che ne ha fatto un simbolo, mantenendo una qualità indiscussa senza sconti.
Studiare che cos’è e che cosa rappresenta è una splendida occasione per fare bella figura con gli amici, ma anche per scoprire quali meraviglie riesce a fare l’uomo se si mette a servizio della natura.
Lo champagne può essere chiamato così solo se le uve sono coltivate, vinificate ed il vino ottenuto poi imbottigliato nella regione francese della Champagne.
Si differenzia per tipologie: solo i millesimi sono vinificati da uve di una sola annata, mentre i sans année sono assemblaggi di più annate.
Si differenzia anche per i dosaggi, ovvero per la quantità di liquidi (se volete fare i fighi, si chiama liqueur d’expédition) che vengono aggiunti al termine della seconda fermentazione. Da Nature (senza aggiunte) a extra brut, fino a brut, demi-sec e doux, andando ad aumentare con la dolcezza.
E infine si differenzia per zona di produzione: come a Milano un appartamento in Montenapoleone costa più di un suo omologo a Lambrate, anche qui, a seconda della zona più o meno vocata e fortunata della Champagne, avremo vini più o meno pregiati.
Per capirci: il Cru è un appartamento a Lambrate, il premier cru è un appartamento in Pagano e il grand cru è un appartamento in Montenapoleone (puristi, perdonatemi, è per capirci!).
Quarto: onore alle donne
Se bevete lo champagne così com’è adesso, limpido, cristallino, piacevolissimo e senza alcuna impurità, dovete ringraziare solo lei, la famosa Vedova Clicquot. È stata lei, infatti, che dopo aver ricevuto l’azienda del marito defunto, si è inventata quel metodo bizzarro ma efficacissimo per eliminare i lieviti che vengono inseriti nelle bottiglie per rendere questo vino così unico.
La Vedova ha inventato la ‘pupitre’ quell’aggeggio di solito di legno che permette di lasciare le bottiglie oblique, in modo che tutti i depositi si concentrino nel collo. A intervalli regolari queste bottiglie vengono smosse per permettere una perfetta pulitura e quand’è il momento, le ‘fecce’ possono essere eliminate con facilità perché sono tutte scese nel collo della bottiglia (oggi il processo di eliminazione si fa ‘ghiacciando’ il collo).
Avete imparato tutto? Adesso non vi resta che passare all’assaggio. Perché, anche qui, avrete tanto da fare: lo champagne è uno dei pochissimi vini, molti direbbero l’unico!, che vi accompagnerà a tutto pasto senza perdere mordente e senza prevaricare sui piatti. Anche sul dolce? Sì, ma solo ed esclusivamente se ne scegliete uno più dosato, demi-sec, sec o doux.
Su tutto il resto, via libera alla sperimentazione. Consapevole.
(Un grazie speciale a Luca Turner per l’indispensabile supporto tecnico!)
- November 23, 2017
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