Cocktails for dummies
Negli ultimi mesi è diventata sempre più una moda e non c’è luogo dove non spunti un bartender o mixologist che dir si voglia.
Potete essere i soli a non saperne di gin, tonic & affini?
Ecco le regole base per non fare figuracce quando ordinate, perché come per la cucina e per i vini, anche in mixologia, la conoscenza è tutto.
- il gin tonic è il nuovo must. Il cocktail preferito dagli chef, perché pare se ne possano bere molti senza l’effetto sbronza, è l’unico drink che vale la pena di ordinare adesso. Ma crederete mica di poterlo fare in leggerezza? Sapete se vi piace il gin botanico o preferite quello speziato? Cercate di capirlo, prima di fare una figuraccia al momento dell’ordine.
- naturalmente il discorso vale anche quando si tratta di tonica. Abolite le ‘lemon’, pena la vostra abolizione dal tavolo, e apritevi verso l’universo pressoché infinito. Cambia davvero la percezione finale.
- fatti il ghiaccio tuo! Se il vostro locale non si fa il ghiaccio non è abbastanza cool, cambiatelo. Perché anche questa componente è determinante per la buona riuscita del cocktail e i più bravi bartender lo preparano da soli (pare che l’acqua vada portata a 65 gradi per un risultato ottimale, e pare che i cubettoni grandi siano da preferire perché raffreddano prima e si sciolgono dopo), come da soli si preparano bitter e sciroppi, ingredienti base da non lasciare nelle mani di industrie qualunque.
- gli ingredienti dei cocktail devono essere rigorosamente preparati da piccole realtà territoriali (premio speciale se fatti in Italia) e con allure vintage. Carpano antica formula, Centino dal Friuli, Fred Jervis e pura tonica Scortese, tanto per citarne alcuni che dovete sciorinare al momento dell’ordinazione.
- Con la nuova mixologia, non si mangia. Non pensate al buffet dell’happy hour, quella moda è definitivamente tramontata (speriamo!). Con questi cocktail da veri fighi, la sfida è proseguire senza svenire. Il cibo? Che volgarità!
- unico commento azzeccato dopo aver bevuto un cocktail è ‘bilanciato’. Perché se un piatto deve essere ‘equilibrato’ (ricordatevi che è questo l’aggettivo che tutti gli chef vogliono sentirsi dire dopo il primo boccone!) un drink deve essere preparato in modo da bilanciare correttamente tutti i suoi componenti.
- il bravo bartender vi spruzza la scorza di limone, dalla parte della buccia, sul bicchiere dopo averla passata sul bordo. Solo gli aromi volatili avvolgono il vetro e rimangono sulle vostre mani, così appena usciti dal bar vi ricorderete di lui, quando porterete le mani vicino al viso e le sentirete profumate.
E vorrete immediatamente correre a berne un altro!
Un grazie speciale a chi ci ha aiutato a capirne qualcosa (e dove vi consigliamo di andare se volete essere meno dummies!): Rama del gin bar del Grand Hotel Fasano, Flavio Angiolillo del Mag e di tanti altri posticini milanesi tra cui Zaini, Stefano Cereghetti dello Zinc e grazie anche ai numerosi compagni di bevute, con cui abbiamo condiviso i suggerimenti.
- April 04, 2016
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