GIORGIONE: l’antichef
Giorgio Barchiesi, da tutti conosciuto come Giorgione, non utilizza pennellate delicate come il suo omonimo pittore veneto, non fa mirepoix, concassè e brunoise, ma semplicemente affetta con convinzione, non pone sottili fili d’olio in padella, ma versa dosi generose. Col suo stile bonario, rimarcato dalla divisa sui generis (la salopette) e piuttosto sovrappeso (anche se nelle ultime puntate lo vediamo molto più in forma) colonizza ormai la programmazione di Gambero Rosso Channel con tappe e serie in tutta Italia, dalla Liguria, alle più belle terrazze romane, ai monti della Val Pusteria, fino alla casa base umbra, ogni volta in compagnia del fido tagliere a scacchi. Ci fa scoprire piatti semplici, molto spesso orribilmente (e intenzionalmente) poco decorativi, conditi con spregio delle analisi del sangue e sfregio aortico (memorabile al riguardo la serie “Giorgione Pork Edition”).
In una narrazione televisiva di cuochi “maître à penser”, Giorgio Barchiesi propone un racconto semplice, in cucine casalinghe rurali o in spazi all’aperto con semplici fornelli, in cui sono banditi gli strumenti complessi (mai vista una planetaria o un’impastatrice). Unica concessione televisiva ormai sdoganata da tutti, anche per motivi tecnici di ripresa facilmente comprensibili, l’utilizzo di fornelli a induzione.
La pasta fresca impastata con convinzione, molto spesso ha un aspetto non proprio sottile e raffinato, ma i sughi, gli intingoli, le carni, gli umidi graveolenti sono sicuramente appetitosi, seguiti regolarmente dal “test” finale in cui Giorgione addenta senza ritegno pietanze dalla temperatura magmatica, in una profusione di commenti deliziati.
Ma l’aspetto interessante delle serie di cui è protagonista, è sicuramente la semplicità degli ingredienti, spesso corredata dalla loro caratterizzazione geografica, ma soprattutto definita dalla reperibilità in orti dove talvolta fa delle impacciate (data la mole, almeno fino a qualche mese fa) incursioni agricole. Zucchine gialle, cipolle di Cannara, cavolbroccolo, cicerchie, sono recuperi tradizionali interessanti senza essere introvabili nei supermercati e nei fruttivendoli di città. Ma Giorgione dà il meglio nei brevi intermezzi coi pescatori o al mercato, trovando spazio per un racconto televisivo più originale rispetto alla riproposizione della classica ricetta.
Per la verità Giorgio Barchiesi è anche serio imprenditore di ristorazione e agricolo, con insospettabili professionalità nel mondo della consulenza musicale, ma oggi il suo stile lo porta a diventare apprezzato divulgatore enogastronomico. Forse, in un mondo televisivo che cerca nuovi spunti ad una certa sovrabbondanza di teorici dell’impiattamento e di descrizioni in stile reality di situazioni divertenti, ben sceneggiate, dense di conflitti e drammatizzazioni più di un film di Clint Eastwood, ma lontane dalla realtà professionale e culturale del settore, la via di Giorgione e del suo autore-regista Stefano Monticelli dimostra di essere una possibilità originale. Insomma la combinazione tra simpatia naturale umbro-laziale, esterno giorno con spesa o raccolta di erbette di campo, ricettona volutamente imperfetta con sfondo mozzafiato e mancanza totale di presupponenza scientifico-gastronomica, ne fanno un personaggio-format popolarissimo tra gourmet, massaie e bambini. I miei tre nipotini che vivono all’estero e lo trovano irresistibile: lo vorrebbero anche sul satellite francofono Canal Plus… Serait-il possible?
Foto da Gambero Rosso Channel