La food bulimia mediatica
Perchè tutti parlano di cucina e di cibo?
Perchè ci sono centinaia di programmi tv che lo fanno tutti i giorni?
Perchè il cibo “mediatico” ha superato il calcio mediatico e ogni altra rappresentazione nazional-popolare?
Perchè non parliamo di letteratura, arte, bellezza, di partecipazione politica sul territorio, di astrofisica e del fascino insito nel cercare di capire come funziona l’universo? Provo a dare, sinteticamente e in modo diretto anche se forse brutale, una risposta.
Non sono certo di rispettare un ordine preciso. Non mi avvalgo di studi scientifici, questionari, ricerche, analisi sociologiche.
Parla l’esperienza.
1) perchè è un argomento come un altro.
Fa parte della nostra vita quotidiana. Parliamo di figli, di auto, di sport, di politica, di ragazze o ragazzi, del tempo. In assoluta leggerezza.
2) perchè ci riguarda tutti.
Mangiamo più volte al giorno, è un’attività umana persino divertente. Mangiare è stato e talvolta è un atto di condivisione, conviviale, antropologico.
3) perchè pensiamo di essere competenti in materia.
Non vorrei deludere, o sembrare snob, ma vi assicuro che in Italia, paese di straordinaria cultura popolare, di cibo ne capiscono in pochi. Un tempo si scriveva, a proposito di calcio, che in Italia ci sono 60 milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio. Oggi potremmo dire lo stesso per quanto riguarda il cibo; in Italia ci sono 60 milioni di chef e 60 milioni di critici gastronomici.
4) perchè è di moda.
I mass media lo fanno e noi ne restiamo intrappolati in qualche modo. Ne parliamo perchè è di fatto un argomento “imposto”.
5) perchè il consumo di cibo è un affare gigantesco.
Da miliardi di miliardi di miliardi e dalle aziende multinazionali e sovranazionale, fino alle associazioni di categoria e al singolo ristorantino, tutti si impegnano al massimo per promuoverlo. E’ una assurda bulimia della comunicazione occidentale.
Più probabilmente è l’insieme di tutte queste cose che ha spostato il cibo, fondamentale nutrimento e occasione dello stare insieme su un altro piano.
Sul piano della comunicazione, che è per sua natura, in larga misura, una finzione.
Ora il cibo televisivo, fotografato, stampato, “selfizzato”, commentato, scritto, esaltato o insultato supera largamente quello mangiato.
Come la pipa di Magritte, quello non è cibo, è la rappresentazione di un cibo.
Il cibo raccontato supera quello preparato: tutti parlano e nessuno cucina. Persino i cuochi si sono fatti travolgere.
Anche se a dirla tutta, quelli che vediamo in televisione, che troviamo in libreria, che pubblicizzano qualunque cosa…non sono cuochi. Ma anche questa distinzione non piace.
Sono imprenditori della ristorazione e talvolta attori vestiti da cuochi. I cuochi, ebbene sì, cucinano!