Fabio Zago By

Omaggio alla Puglia e voglia di andare al mare


Al tempo dei Romani, la Puglia era considerata un vero Eden ed era il maggior fornitore di olio, grano e uva, i tre pilastri della cultura mediterranea. E’ una considerazione che vale ancora oggi.

La Puglia è una straordinaria terra, capace di produrre uve e quindi mosti utili a molte nazioni produttrici di vino, una vera cantina di base. Eccezionale produttrice di olio extravergine, di grano duro di qualità, formaggi, carni ovine, frutta e verdure di ogni tipo come i broccoli, le cime di rapa, le cipolle, le fave, i carciofi ecc.

Eccellenti i pani, come l’Altamura, le tielle e le friselle, di origine spagnola, la puddica salentina, una pizza farcita.

Il mare offre ottime e numerose varietà di frutti di mare, crostacei e pesci di scoglio; da citare in assoluto le cozze e le ostriche.

 

Tra i tanti prodotti tipici c’è il grano arso.

In tempi antichi, dopo la mietitura, le stoppie venivano bruciate. Questa pratica consente di pulire il terreno e di renderlo più fertile in occasione della successiva semina. In tempi non proprio remoti i terreni arsi venivano letteralmente setacciati dai terrazzane, i quali raccoglievano le spighe ed i chicchi di grano rimasti sul terreno e più o meno tostati.

Era il lavoro dei più miserabili, di vagabondi senza dimora. Se i braccianti erano l’ultimo gradino della scala sociale, i terrazzani si trovano al di sotto di quel minimo. Tempi di fame e miseria drammatici e disumani.

Da qualche anno, nel Tavoliere, piccole quantità di grano duro vengono tostate per riprodurre il grano arso e dare vita a produzioni di vere chicche gastronomiche: orecchiette, cavatelli e altri formati di pasta che rappresentano i fiori all’occhiello della produzione di pasta secca.

La cucina povera e contadina soppianta quella nobile o l’affianca e la sostiene con i suoi prodotti e la sua antica storia e sapienza.

 

Ecco due esempi di pane, olio e companatico tipici di questa terra.

Taralli

Il tarallo è un prodotto da forno che potremmo definire un pane secco, tipico delle regioni meridionali, e in particolare della Puglia. Ne esistono molte versioni, tra le quali alcune preparati con impasto a base di vino e altre che lo rendono un dolcetto, persino glassato.

Diverso è il tarallo campano, poiché in questo caso si tratta di un vero e proprio piccolo pane lievitato a forma di ciambellina, preparato anticamente raccogliendo i pezzetti di pane lievitati avanzati con aggiunta di strutto e poi, nel corso dei secoli, persino di una mandorla e pepe; formati a a ciambellina e cotti rapidamente nel forno al termine delle lavorazioni degli altri pani .

Il nome è un piccolo rebus; tarallo deriva probabilmente dal greco doratos e cioè “come un pane”, oppure, per altri dal francese medievale torrer o toral (tostare e essicatoio) o dall’italico antico tar (avvolgere).

Nel nostro caso ci interessa e siamo affascinati dal tarallo pugliese, vorremmo dire in particolare da quello salentino, perché si propone in un qualche modo come un pane simile al bagel, oggi molto di moda e riconosciuto come un pane tipico medio orientale e amatissimo dagli israeliti.

Il pane è un impasto semplice e senza lievito, a base di farina, olio, sale, acqua o vino, ed è profumato a piacere, ad esempio con pepe e semi di finocchio.

I taralli appena formati, vengono bolliti per un attimo; in genere, appena affiorano a galla si scolano, asciugati su telo e poi, posti su placca e infornati sino a renderli ben dorati e croccanti.

Asciutti e privi di lievito si conservano a lungo e facilmente.

Un tempo una salvezza dalla fame, oggi i taralli sono un semplice spezza fame o prodotto da snack o aperitivo, magari insieme a olive, formaggi e salumi. Un vero antipasto antico e italiano.

Se tutto finisce a tarallucci e vino è davvero così male?

 

Ingredienti e dosi per 4 persone

1 kg di farina 0

1 uovo

2 dl di olio extravergine d’oliva

30 g di semi di finocchio

1/2 bustina di lievito secco

1 cucchiaino di sale

pepe

 

Procedimento

Mettere la farina sulla spianatoia, unire il lievito, i semi di finocchio, il sale e il pepe: mescolare insieme gli ingredienti e fare la fontana.

Rompervi l’ uovo, unire l’olio, impastare e fare una pasta da pane.

Ammorbidire la pasta con 200 ml circa di acqua tiepida. Formare con la pasta dei bastoncini della grossezza del dito mignolo e lunghi 25 cm circa: unire le due estremità, ottenendo così delle mini ciambelle.

Coprirle con un canovaccio e lasciarle riposare per un quarto d’ora.

Scottare le ciambelline in acqua bollente, farle asciugare su un tovagliolo, disporle sulla placca del forno e cuocerle per 20 minuti circa a 200°.

Una volta raffreddate, servirle con olive, formaggi, salumi.

 

Friselle

Ingredienti e dosi per 4 persone:

8 friselle

4 pomodori da insalata

10 g di erbe aromatiche tritate (menta, basilico)

1 dl di olio extravergine di oliva

sale

pepe bianco

 

Procedimento:

Ammollare le friselle pondendole per qualche minuto in acqua tiepida.

Lavare, asciugare e tagliare a cubetti i pomodori, eliminando i semi e l’acqua di vegetazione.

Condire i pomodori con poco olio, sale, pepe ed erbe aromatiche.

Adagiare sulle friselle i pomodori conditi.

Servire.

Fabio Zago
Fabio Zago
About me

Fabio Zago, docente dell’Accademia Gualtiero Marchesi, è il consuente gastronomico di unaricettalgiorno. Presta la sua consulenza gastronomica per riviste di settore ed è consulente gastronomico per numerose aziende agroalimentari. E’ autore di testi scolastici adottati in diversi Istituti Alberghieri italiani e di numerosi libri di cucina per il grande pubblico: “Rapida Mente buoni”, “La cucina wok”, “Mousse paté e terrine”, “I sapori della cucina tex mex”, “I sapori della cucina araba”, “Cucina ok a basso prezzo”, “La buona cucina vegetariana”, “Il piatto in un bicchiere”. E’ autore e curatore di una collana di cucina dietetica: “La buona cucina in gravidanza”, “La buona cucina disintossicante”, “La buona cucina senza latte”, “La buona cucina con le fibre”. Già durante gli anni di formazione all’Istituto Alberghiero ha iniziato a viaggiare per il mondo alla scoperta di realtà gastronomiche e culturali diverse dalla sua. Gli Stati Uniti, Londra e Parigi sono state le tappe fondamentali della sua crescita e gli hanno lasciato un’impronta cosmopolita, ma al contempo hanno radicato in lui la convinzione che quella mediterranea è la miglior cucina possibile. E’ stato Direttore Didattico della Scuola de La Cucina Italiana per oltre 20 anni. Ha lavorato presso prestigiose realtà nel mondo, fra cui: Hotel Excelsior, Cras Montana (CH) Centro enogastronomico Altopalato, Milano Excelsior restaurant, Beverly Hills, California (USA) Café Royal restaurant, Londra (UK) Forte Hotel Village, S.ta Mangherita di Pula La Cucina Italiana web e carta Oltre ad aiutarci in cucina e a suggerirci ricette, firma i suoi spigolosi post sul blog

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