Puglia e confetti, una storia che dura da oltre 120 anni
Dici confetto e pensi a Sulmona, non pensi subito ad Andria, che associ prima ancora a mozzarelle e latticini pugliesi DOC, ma il viaggio serve anche a questo: ampliare orizzonti fisici e di conoscenza attraverso la scoperta.
Già nelle strade che portano alla cittadina pugliese qualche cartello preannuncia il museo del confetto, ma non ci presti un’attenzione sufficiente, fino a quando, a due passi dalla cattedrale di Andria, incontri la confetteria Mucci , con annesso museo del confetto, senti allora un’aria di manifattura tradizionale.
Storico negozio in attività fin dal 1894, accoglie all’esterno con una bella pensilina in vetro colorato d’altri tempi, incrociarla e desiderare di dare un’occhiata dentro sono una cosa sola: l‘atmosfera belle epoque continua all’interno. Arredi e scaffali, divani, lampadari di cristallo e persino un soffitto affrescato nel quale Glauce, musa protettrice dei confetti, il cui nome non a caso significa zuccherosa, colpisce piccoli putti con confetti che escono copiosi da una cornucopia. Il fascino di un locale storico non lascia indifferenti. Su tutto e su tutti troneggiano caleidoscopici barattoli di vetro trasparente ed espositori colmi di confetti bianchi, colorati, dorati e argentati. Due piani, quello superiore fa da negozio vero e proprio, pienamente funzionante a regime, al piano di sotto invece il museo, visitabile pagando un piccolo biglietto e col supporto di una delle commesse, che all’uopo diventa anche guida.
Il fondatore della casa, Nicola Mucci, formatosi alla scuola Caflisch, sede a Napoli ma matrice Svizzera, dopo aver acquisito nozioni di caffetteria, pasticceria e cioccolateria, tornò ad Andria per mettere a frutto quanto appreso, oggi siamo alla quarta generazione di Mucci. Inventori del confetto Tenerello (mandorla ricoperta di cioccolato e con una sottile confettatura esterna) i Mucci creano da oltre 120 anni sopratutto confetti, di varie dimensioni a seconda del calibro della mandorla, e dragées (dove l’ultimo strato è riservato al cioccolato anziché alla confettatura).
Il catalogo è ampio e altisonante, come il motto che campeggia in negozio: “Mucci, cultura del confetto”. Tra i confetti “regali” il Regina Elisabeth: mandorla d’Avola ricoperta di cioccolato bianco, limone e all’esterno argento. La storia del confetto Mucci ad Andria è anche la storia di tradizioni popolari; è il caso della “petresciata“, lancio di grossi confetti di zucchero, i Diavoloni, un gesto rituale e simbolico, una simbologia un po’ cruenta a dire il vero ed oggi abolita, attraverso la quale avvenivano ad esempio dichiarazioni d’amore e auguri di fertilità. Una petresciata è anche quella di Glauce verso i putti, descritta poco fa. Oggi la tradizione viene mantenuta nel nome, ridimensionata nella pratica: la petresciata indica una composizione di confetti che suocera regala a nuora, più è preziosa la composizione e più la novella sposa è gradita in famiglia.
Scendiamo al piano interrato, entriamo nella storia del processo produttivo, entriamo nella storia tout court. Ci accoglie una pietra tranese sulla quale avveniva una delle prime fasi, quella delle mandorle sgusciate a mano, verrà poi in aiuto una macchina automatica. Cuore del laboratorio sono le “bassine a motore” in rame, viste così sembrano delle poco poetiche “betoniere”, in azione sono invece vere e proprie creatrici della magia della confettatura: centinaia di semi di mandorlo, entrano mandorle e, dopo un dolce movimento circolare, inserendo sciroppo e con il supporto di getti d’aria che asciugano, escono confetti. Costruite in rame, le bassine conducono bene il calore. Nonna della bassina era la “branlante”, oscillante grazie alla forza umana.
I Mucci sono stati premiati due volte dal Gambero Rosso come miglior confetteria d’Italia. L’azienda ha oggi sede a Trani, l’originale fabbrica ad Andria chiusa per la crisi del ’29. Il Cioccolato, un tempo auto prodotto, oggi viene creato per i Mucci in Belgio: i cugini del nord Europa mettono la tecnica, i Mucci dall’Italia continuano a fornire la ricetta. Dall’atmosfera del museo ai giorni nostri, i Mucci del 2017 hanno ormai un sito web, una pagina Facebook e spediscono sia in Italia che all’estero le proprie creazioni, anche in spedizione refrigerata d’estate, senza rinnegare il passato ma dentro il presente. La visita prevede anche la stanza del cacao, tra fave pressate, polvere di cacao e forme ovali in rame per festività pasquali di primo novecento.
Nicola Mucci elaborò anche un liquore con l’evocativo nome di Saturno, con un pizzico di mistero, dato dal fatto che oggi si è persa per sempre la ricetta.
Il mito di Federico II spopola in Puglia e anche il contesto dolciario ne subisce l’influenza: ecco quindi le “Lacrime viola di Bianca Lancia“, il nome quasi cavalleresco, che identificava l’amante di Federico II, qui indica delle caramelle alla violetta. Verso la coda delle visita alcuni cimeli: un curioso elenco telefonico del sud del passato, con il numero dei Mucci già presente, ma per chiamare occorreva sempre passare da un centralino a Napoli, oppure poster pubblicitari, e messaggi su piccoli foglietti una volta nascosti all’interno dei confetti. Non mancheranno gli assaggi e un passaggio alla cassa per assaggi più corposi da portare a casa; ci si accomiata, giusto il tempo di un saluto a Marta, la nostra entusiasta e professionale guida. Dici confetto e pensi ad una ricorrenza, oppure, quando sono buoni e ben fatti, la vera festa è mangiarli, senza bisogno di pretesti.
- September 24, 2017
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